C'è Spazio | Civiltà Aliene
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Civiltà Aliene

Puntata del 17 novembre 2016

Siamo davvero soli nell’Universo? Partendo dalla storia di come si è formata la vita sulla Terra spiegheremo quanti pianeti sono stati scoperti fino ad ora, parleremo della  missione Keplero, della scoperta del Pianeta Gemello, ma soprattutto della possibilità di trovare la vita su altri pianeti. In studio con noi anche degli esperti del progetto SETI, gli astronomi che ogni giorno sono alla ricerca di segnali radio intelligenti dallo spazio.

Gli ospiti di questa puntata che partiranno con noi in una (virtuale ovviamente) caccia di alieni sono:  Amedeo Balbi astrofisico – Università Tor Vergata, autore del libro “Dove sono tutti quanti?”, edito da Rizzoli, Jader Monari, responsabile  del radiotelescopio di Medicina, progetto SETI, Umberto Guidoni astronauta, Raffaele Gratton, astronomo dell’Osservatorio di Padova e Giancarlo Genta, docente costruzione macchine Politecnico di Torino.

Prima però di avventurarci nello Spazio alla ricerca di altre forme di vita facciamo un punto sul pianeta che conosciamo meglio: la Terra!

La vita sulla Terra è davvero un caso così unico? Siamo così speciali come ci piace credere o  ci sono delle condizioni biologiche e fisiche che consentirebbero l’esistenza di altre forme di vita in altri luoghi dello Spazio? In realtà ci spiega Raffaele Gratton la maggioranza delle stelle sembra avere pianeti intorno e quindi probabilmente della vita, anche se chissà in quale forma. Ciò che è meno scontato è la presenza di acqua sui pianeti.

“È difficile però fare un discorso probabilistico – spiega Balbi – perché noi conosciamo solamente un caso, il nostro. Abbiamo un’ottica distorta siamo coinvolti nel processo e non possiamo dire nulla su quello che avviene là fuori”.

via-lattea

Visto che la puntata è dedicata agli extraterrestri per la rubrica del linguista non potevamo che scegliere una sola parola: alieni.

Uno dei progetti più avanzati per inviare una sonda verso la stella più vicina, e quindi comprendere se esistono altre forme di vita – spiega Giancarlo Genta – è lo Starshot project. Impossibile pensare una missione umana, possiamo solo immaginare una missione automatica, perché il problema più grande è la distanza e la velocità: bisogna viaggiare a una frazione quanto più possibile vicina alla velocità della luce.

http://www.space.com/32546-interstellar-spaceflight-stephen-hawking-project-starshot.html

Se trovassimo vita su altri pianeti sarebbe radicalmente diversa da quella che immaginiamo. ET è fin troppo simile a noi – chiarisce Amedeo Balbi – e poi il cammino dell’evoluzione, è strettamente legato all’ambiente, ai mutamenti, lì entra in gioco la contingenza e la casualità. Esiste una formula matematica, l’equazione di Drake, grazie alla quale dovrebbe essere possibile stimare il numero di altre civiltà aliene presenti nella via lattea. Secondo il professor Genta però questa non è un’equazione per calcolare, ma per capire. I termini dell’equazione  infatti non sono stimabili, sono approssimativi non sono precisi. Ma quest’equazione ci permette di capire almeno quali sono i punti del problema.

L'equazione di drake

L’equazione di drake

Dopo la scoperta di Kepler 452B, una nuova importantissima scoperta: Proxima B, un pianeta extrasolare che si trova nella fascia abitabile e che ruota intorno alla stella più vicina a noi dopo il sole: Proxima Centauri.

“Esistono computer sofisticatissimi che contemporaneamente ascoltano milioni se non miliardi di frequenze – spiega Jader Monari – grazie a questi suddividiamo il segnale in tutti i suoi colori e contenuti spettrali, per capire se arriva un segnale artificiale. Un segnale artificiale (quindi extraterrestre) è un segnale monocromatico, un tono continuo, un beep. Normalmente infatti i segnali fisici naturali emettono suoni su banda larga. È come cercare una nota in mezzo a un concerto”.

wow-signal

  Il segnale Wow! è un forte segnale radio a banda stretta rilevato dall’astronomo Jerry R. Ehman il 15 agosto 1977 mentre lavorava al progetto di ricerca di vita extraterrestre SETI, con il radiotelescopio Big Ear dell’Università statale dell’Ohio. Le caratteristiche del segnale lasciavano intendere una provenienza esterna alla Terra e al Sistema Solare. Durato 72 secondi, il segnale non fu mai più rilevato in seguito. Ehman, stupito dall’intensità del segnale, lo cerchiò in rosso sulla stampa dei tabulati del computer e annotò a fianco il commento «Wow!», espressione con cui in seguito il segnale divenne noto.

 

A proposito di incontri ravvicinati – ci spiega ancora Monari – esistono veramente dei fenomeni sconosciuti sulla Terra, che possono essere davvero scambiati per UFO, ma sono dei fenomeni naturali, che gli scienziati stanno tentando di spiegare.

E per concludere la puntata abbiamo deciso di dedicare la sigla finale a uno degli alieni più famosi della nostra infanzia: il mitico Goldrake!